Phobya G-Changer HPC 360, analisi in dettaglio
Una volta scartato il nostro radiatore lo possiamo analizzare da vicino.
A primo impatto il radiatore fa un ottima impressione, appare davvero perfetto e senza difetti di lavorazione con una design semplice ed elegante, dato anche dal contrasto tra il nero della cornice e il classico colore acciaio della superficie dissipante e dei tubi.
Il box del radiatore è realizzato in acciaio, la lamiera, abbastanza spessa e resistente, è verniciata a polvere di un bel nero opaco, ed è agganciato alla superficie dissipante tramite dei classici rivetti. Non sono presenti scritte né adesivi o altri segni di riconoscimento che possano richiamare il produttore o il modello. In pratica il radiatore è alla vista, completamente irriconoscibile.
Su un lato sono presenti i raccordi di entrata e di uscita del liquido filettati secondo lo standard G1/4”; non sono presenti connessioni aggiuntive.
Cosa un po’ particolare è che i raccordi si protraggono oltre il radiatore stesso per un paio di centimetri, risultando quindi abbastanza vistosi. Se a questo aggiungiamo il loro colore ottone e la loro rifinitura non certamente impeccabile, non sono certo belli a vedersi e vanno un po’ a rovinare il design comunque elegante del Phobya G-Changer HPC 360.
Comunque, se consideriamo il punto di vista pratico, questa scelta, seppur esteticamente opinabile, può rivelarsi funzionale perché ad esempio su un comune radiatore ( che ha le connessioni “scavate” nella struttura stessa) se si vanno ad installare dei raccordi molto spessi (ad esempio 19/13) oppure degli adattatori a 90 o 45 gradi, questi potrebbero andare inevitabilmente a scontrarsi contro il frame delle ventole installate su quel lato. Solitamente questa situazione si risolve acquistando una prolunga o un adattatore per “superare” la ventola. In questo caso invece possiamo dire che è come se gli adattatori siano già installati.
Resta comunque il problema estetico di utilizzare dei raccordi che saranno inevitabilmente di colore diverso rispetto al color ottone dei fori, siano essi silver, matte black o copper. I più attenti a questi particolari potrebbero non essere soddisfatti della resa estetica, ma nulla toglie che i raccordi del radiatore possano essere verniciati magari di nero. D’altra parte, non tutti gli amanti del watercooling sono così attenti nel realizzare delle integrazioni perfettamente abbinate dal punto di vista cromatico! Questi saranno più attenti all’affidabilità e alle prestazioni piuttosto che all’impatto estetico.
Il radiatore ha uno spessore di 50mm. I tubi sono realizzati in rame e non vi sono camere di entrata e di uscita ma il tubo è singolo e forma una serpentina di 6 canaline da un lato e 5 dall’altro.
Le alette sono di alluminio e sono disposte perpendicolarmente rispetto alla serpentina, ad una distanza di circa 2mm tra di loro. Il FPI (Fins per Inch) è pari a 10 il fan spacing è classico da 15mm, ed è possibile montare le ventole su ambo i lati del radiatore, anche se in bundle lo ricordiamo sono fornite solo 12 viti.
Sottolineiamo che (come in altri radiatori per altro) non è presente la protezione di fine corsa delle viti, per evitare che utilizzando viti più lunghe del consentito si vada a danneggiare irreparabilmente il radiatore. Per evitare potenziali danni, Phobya ha comunque avuto l’accortezza di fornire le viti corrette e mettere adesivi con le dovute avvertenze, per mettere in guardia l’utilizzatore.